Per “custodia parentale” si intende il diritto inderogabile dei genitori di prendere le decisioni che il figlio non può ancora prendere da solo a causa della sua età; termina quando il figlio raggiunge la maggiore età.

L’affidamento parentale è nell’interesse del figlio minore.

I genitori affidatari hanno i seguenti poteri decisionali, che devono sempre esercitare nell’interesse del bambino:

  • Gestiscono la cura e l’educazione del bambino,
  • dargli un nome,
  • rappresentare il bambino,
  • gestire le sue attività,
  • determinare il luogo di residenza del bambino (diritto di determinare la residenza); il bambino non può lasciare la casa senza il consenso dei genitori e non può essere portato via dai genitori illegalmente.
  • Essi prendono le decisioni necessarie in base alla capacità di agire del bambino: Il bambino deve obbedienza ai genitori, i quali a loro volta gli garantiscono la libertà di organizzare la propria vita in base alla sua maturità e di tenere conto della sua opinione nelle questioni importanti in base alla sua età e al suo stadio di sviluppo.
  • Il bambino decide autonomamente la propria confessione religiosa una volta compiuti i 16 anni.

La legge obbliga i genitori:

  • educare il bambino in base alle sue condizioni e promuovere e proteggere il suo sviluppo fisico, mentale e morale, e
  • fornire al bambino, in particolare a coloro che sono fisicamente o mentalmente infermi, un’adeguata istruzione generale e professionale che corrisponda il più possibile alle sue capacità e inclinazioni. A tal fine, i genitori devono collaborare in modo appropriato con la scuola e, laddove le circostanze lo richiedano, con i servizi pubblici e non profit di assistenza ai giovani.